Tra i "monotipi degli anni Sessanta" del Novecento si distingue questa opera di piccole dimensioni, che potremmo definire "della luna" o forse di Marte. Ario (Ariodante Marianni) spesso non attribuiva un titolo alle proprie opere, lasciando che fosse il pubblico, se voleva, a cercare titoli corrispondenti alle emozioni o ai pensieri che l'opera gli suscitava. E questo ci pare evocativo di luci, vapori, creature extraterrestri. L'opera è del 1964.