sabato 23 marzo 2013

Ario su Oltrepensiero, aprile 2007


S I   E'   S P E N T A   L A   V O CE  
D I   D Y L A N   T H O M A S   E   D I   Y E A T S   I N   I T A L I A
 così la Redazione  di  Oltrepensiero.it intitolava un articolo a ricordo di Ariodante Marianni:


Ariodante Marianni, poeta e pittore romano è morto improvvisamente il 26 marzo scorso a Borgomanero, in provincia di Novara; si era infatti trasferito da qualche tempo nel vicino paese di Borgo Ticino, dove proseguiva con successo la propria attività letteraria ed artistica.
Le sue poesie, oggetto di una tesi di laurea all'Università di Macerata (prof. A. Luzi), sono raccolte in due volumi "Stato d'allerta (1948-1962)", finalista al Premio Viareggio 2002, e "Una strana gioia (1982-2002)".
Marianni, con le sue memorabili traduzioni, è stato l'artefice della fortuna di Dylan Thomas e W. B. Yeats (La torre, La scala a chiocciola, I cigni selvatici a Coole ecc.) in Italia. [...]
  
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giovedì 21 marzo 2013

E' ancora l'incanto della luna

Ario, Notte di primavera, monotipo, 1966

È ancora l’incanto della luna
nelle notti serene, quando sciamano
delicate meteore le lucciole
nei loro sacri sentieri, mendicando
con impulsi allarmati di affrettare
ciò che è loro richiesto,
e i grilli declamano
da luoghi occulti la loro irrefrenabile
fame d’amore,

e tutti gli alberi e le piante
sembrano addormentati nella polvere
luminosa dell’astro, l’asse terrestre
inclinato di quel tanto
che segna il punto giusto

tra la penombra e l’ombra
altri richiami.

(Ariodante Marianni, 2003)

lunedì 18 marzo 2013

Mario Picchi su alcune poesie di Ariodante Marianni

Artista libero e solitario, Ariodante Marianni si è fatto un nome come insostituibile traduttore di poeti come Dylan Thomas, W.B. Yeats, W.C. Williams e Walt Whitman, procrastinando il suo esordio come poeta in proprio nel 1988, quando pubblicò due volumetti di versi degli anni Cinquanta, De l' amour e Viaggio in incognito che per la loro freschezza e immediatezza piacquero assai ai lettori giovani. Con questo, di anni recenti, egli colma d' un tratto il vuoto da quei tempi lontani a oggi:l'abbandono al canto d' amore di ieri si salda con quello al canto d' amicizia di oggi, la voce è la stessa, limpida e forte, il tono soltanto è screziato di amarezze impavidamente considerate e gettate dietro le spalle. Chiuso fra una Poesia per il proprio compleanno e un Brindisi di San Silvestro sta il nucleo della raccolta: sette Lettere oraziane ad amici viventi, e alcuni saluti ad amici defunti, fra i quali spicca per densità e passione il Requiem laico per Vittorio Sereni. Orazianamente, gli argomenti delle Lettere sono personali e universali: sul traviamento delle parole, sulla responsabilità personale, su vita e morte, sull' inquinamento e la fuga in campagna, su Roma sporca e corrotta, sul mondo-mercato: ma di esse e delle altre il tema evidente e profondo è l' amicizia, e i personaggi ne sono soltanto gli amici, fra i quali si includono, insieme a noti poeti come Ungaretti, Sereni, Luzi, anche un ignoto ma importante cacciatore di paese e quello scriba egiziano della XII dinastia il quale lamentò che ogni parola era stata scritta. Ci vuol coraggio, in tempi di poesia chiusa come i nostri, a scrivere così solarmente come fa Marianni: un linguaggio allegramente e ferocemente discorsivo, che usa le parole più gergali e trite dell' oggi componendole in un contesto classicamente armonioso, e intimamente furioso, in versi pieni e tesi come chicchi ben maturi.
Mario Picchi per "la Repubblica" del 26 gennaio 1991