sabato 26 marzo 2016

Il messaggio vibrava già nel sonno


Ariodante Marianni coltivò la poesia, con riserbo e acribia estremi, fino alla soglia del nulla. L'aveva scoperta alla scuola elementare, grazie a un maestro attento, e l'aveva divorata come lettore durante tutta l'adolescenza e la prima giovinezza, leggendo i classici italiani, poesia epica compresa, anche quella di autori ai nostri giorni quasi dimenticati, come il Tassoni. E l'Ariosto gli fu caro per tutta la vita, così come il Belli, che spesso recitava a memoria. Convisse per molti anni con i poeti anglosassoni, che amò e tradusse in modo esemplare: William Carlos Williams, Dylan Thomas, Walt Withman, William Butler Yeats.
 
Marianni sul set di "Il giovane dottor Freud" con C. Gravina
Esercizio coi pennelli cinesi, 1962
 
Scrisse molte poesie, pubblicandole però solo nell'ultimo quarto della sua vita, spesa in molteplici attività, sempre con acuta saggezza e disincantata gioia.
Lo ricordiamo qui, nel nono anniversario dalla morte, con alcuni versi tratti dal libro Un amore senile e altre spezie:
 
Il messaggio vibrava già nel sonno,
nelle veglie del sonno, dal suo faro
sulle acque scure in attesa dell'alba,
 
poi l'alba è apparsa disegnando il borgo,
festiva, gaia, scampanando
su vigne ed uliveti a braccia aperte,
 
trepidante vigilia di un incontro.
 
(A. Marianni, Un amore senile e altre spezie, Book 2008, p. 44)