sabato 15 febbraio 2014

Radici

Non ho radici dove sono nato
né dove vivo né da cui provengo,
madri sabine e padri marchigiani
("marchesi" mi uscì detto bambino,
e mi costò un soprannome beffardo)
con qualche probabile zampino
gotico o longobardo.

Vorrei potermi dire cittadino del mondo,
ma in quel lapsus puerile
c'erano già i confini di questa patria certa,
circoscritta, ristretta
in questa lingua che uso (al punto che sospetto
che la mia lingua sia il mio stesso io,
se con lei penso, con lei sogno e scrivo).

Vorrei sentirmi un semplice abitante terrestre,
come il celeste giorno che scovai
fra le alghe verdi e i ciottoli del fondo
la conchiglia più bella del reame
e godendola tutta mi tuffai
privo di vesti a vincoli di verbi,
animale di pure sensazioni,

di salda essenza e mitiche visioni.

Ariodante Marianni, Una strana gioia, Manni, dicembre 2003
Wikipedia

Ario, Carnevale degli animali ad Altamira, monotipo su carta 1965

lunedì 10 febbraio 2014

Nadia Fusini sulla traduzione di Marianni dell'intera opera poetica di Yeats


Alla collana dei Meridiani si aggiunge con W. B. Yeats un' altra perla. E questo perché W. B. Yeats è poeta grandissimo, e cura migliore non poteva darsi della sua poesia. Ottimo è il team di studiosi che collaborano all' impresa in un rinvio armonioso; sì che l' eccellenza delle traduzioni di Ariodante Marianni ravviva la nostra lettura, il commento di Anthony L. Johnson l' approfondisce, l' introduzione di Piero Boitani la dispone sin dall' inizio all' ascolto della complessa musica di idee, pensieri e immagini che portarono il giovane Yeats, bravo fin dall' inizio, alle eccelse vette della maturità e della vecchiaia, attraverso passaggi e metamorfosi tutti documentati con precisione locale, e insieme proiettati sullo sfondo poetico e culturale dei miti e delle influenze, grazie alle quali Yeats diventò il poeta che è. La guida nel continente Yeats che Boitani ci offre è sicura, e senz' altro la rafforza la conoscenza che nei commenti e nelle note ci mette a disposizione Johnson. Ma a niente varrebbe la loro splendida performance, se la lingua di Yeats non si incarnasse nelle magnifiche traduzioni del traduttore, poeta egli stesso, Ariodante Marianni. Introduzione, note, commento, traduzione sono atti diversi, ma tutti al servizio dello stesso scopo: farci leggere Yeats come va letto. E la traduzione è in questo un passaggio fondamentale. Anche troppo belle sono queste traduzioni; tanto che potrebbe venirci la voglia di fermarci all' italiano, la voglia di non provare lo scacco, la delusione che sempre ci spingono al testo originale, per trovare lì la parola sorgiva, com' era all' origine. Quando la traduzione è a questa altezza quasi dimentichiamo che essa è un evento impossibile, o più semplicemente un tentativo, una tensione che spesso scopre che la poesia non si traduce, ma si tradisce. E viene da pensare, come sosteneva un altro grande traduttore di Yeats, Yves Bonnefoy, che la grande poesia supera la forma in cui nasce.

da Repubblica del 21 novembre 2005   pagina 33   sezione: CULTURA 

W. B. Yeats, Opera poetica, Mondadori, I meridiani 2005