<Prevalentemente databili agli anni Cinquanta sono, tranne un mannello che risale ai primi anni Sessanta, le poesie che vanno a formare il secondo libro di versi di Marianni, quel Viaggio in incognito uscito nel 1988 sempre presso la Biblioteca Cominiana, e in prefazione al quale Mario Luzi ha scritto: "Ariodante asciuga all'estremo l'istantaneo, l'emozionale della scrittura, non ci sono sbavature di sorta. E tuttavia la fa brillare di una vita seconda che è quella della saggezza, se si può dare questo nome all'acquisto di calma e di maestria nei riguardi del vissuto e delle sue immagini convulse". Appunto. Il saggio, pacato, mite Marianni esprime la propria intima forza in pura coscienza dell'esistere riflessivo. La sua "saggezza" è quella dell'uomo e dell'intellettuale scisso, come inevitabilmente accade nel Moderno, ma che la propria scissione esplora e soppesa, di cui prende atto senza isterismi, dalla quale senza tregua riparte per misurarsi nel suo rapporto col mondo. Trent'anni o poco meno sembrano un tempo standard per la stagionatura dei prodotti di questo poeta che ama uscire allo scoperto come fosse ogni volta postumo a se stesso.>
Mario Lunetta, nella "Prefazione" a Stato d'allerta (Manni, 2002).
Da questa edizione (pag. 100) vi offriamo i versi che narrano le prime ore di un mattino di neve a Roma:
Durante la notte è nevicato, gli aghi
dei pini della villa sembrano in fiore,
brillano contro luce. Mi godo il paesaggio
dal grande prato del galoppatoio
(fra qualche ora l'incanto sparirà,
sull'asfalto le gomme già cancellano
con nere strisce il bianco, un pantano
sostituirà la candida glassa). Giro
lo sguardo: solo orme d'uccelli, e le mie
dietro. Su in alto, uno sciatore temerario,
sciarpa e berretto rossi, attraversa
la Porta, imbocca in discesa via Veneto.