domenica 13 maggio 2012

Ario. Astrattismo romano degli anni Sessanta


Ario, Incontri , piccolo monotipo su carta, 1966
Nel 1957 Marianni fonda con Enzo Mazza, Luigi De Nardis, Alessandro Dommarco e Manlio Barberito, la rivista Marsia, alla quale collaborarono intellettuali acuti ed indimenticabili quali Bertolucci, Calvino, Giudici, Frassineti, Giuliani, Sereni, Sinisgalli, Solmi, Zanzotto. La rivista, che uscirà fino al 1960 a Roma, per Ariodante è il luogo in cui porre la rifondazione del proprio personale sapere, ma gli anni di quell'esperienza coincidono anche con l'inizio di un periodo di "crisi della parola".  Marianni dunque smette di scrivere, e lo fa per vent'anni, continuando tuttavia ad occuparsi di poesia, particolarmente di poesia anglosassone, traducendo autori come Dylan Thomas, Walt Whitman e altri. Questo è tuttavia un periodo di lavoro intenso e fecondo: dal ’62 al ’75  si occupa attivamente di pittura, assumendo il nome di Ario. Incanala, in questo mezzo artistico, di cui peraltro conosce già le basi, tutto il suo potenziale non espresso verbalmente (ma continua a scrivere, nascostamente, versi e poesie, che terrà solo per sé fino agli anni Ottanta). Attraversa più fasi nella sua pittura e partecipa a mostre personali e collettive in tutta la penisola. E' considerato uno degli esponenti di punta dell'astrattismo romano degli anni Sessanta. Il suo nome si lega naturalmente a quelli di Giulio Turcato, Achille Perilli, Piero Dorazio e di altri artisti famosi che operavano in quegli anni nella capitale.La sua attività pittorica è documentata dall'antologia critica Pagina Picta.Il caso, l'allegoria e la volontà nella pittura di Ariodante Marianni (Comignago 2005, cur. E. Bellini).

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