Quanti romanzi prendono le mosse da un manoscritto ritrovato, da un epistolario sepolto e fortunosamente riapparso, da una pergamena o da un documento che si credeva smarrito? Molti, dai più fortunati, famosi ed esemplari, fino ai più reconditi. E non vale la pena nemmeno di ricordarne i titoli, perché sono noti o notissimi ai più. Filosofia dell'urgenza (Aletti 2015) di Andrea Bertolaso non è tra questi, ma è opera di originalità assoluta perché prende le mosse, per poi seguire la sua propria e specifica strada, da un'altra opera letteraria: Un amore senile e altre spezie di Ariodante Marianni. Ma come è stato possibile questo, visto che le opere di poesia hanno distribuzione limitata e circoscritta spesso al solo ambito regionale o degli addetti ai lavori? Per una coincidenza molto speciale, una crepa nei labirinti del caso o un battito d'ali della provvidenza o altro, chissà.
Bertolaso nel 2010 vince il Premio Ariodante Marianni per la poesia con una sua coinvolgente lirica. Il premio consiste nel dono di libri e tra questi, in genere classici di poesia e narrativa oltre alle principali traduzioni di poeti anglosassoni di Marianni, c'è anche Un amore senile e altre spezie.
Inizia così per Bertolaso un itinerario di lettura che diviene sempre più profondo ed empatico, inducendolo a scrivere, nel suo romanzo - articolato su tre piani narrativi che si compenetrano con ritmo serrato così come il titolo esige - anche la storia di quell'amore senile così come lo ha conosciuto e, in parte, immaginato attraverso la lettura delle poesie. Naturalmente l'autore, quando scende nel dettaglio dei dialoghi o degli avvenimenti di vita quotidiana o dell'intimità degli amanti, inserisce sue personali immagini, descrizioni e deduzioni, e tuttavia lo svolgimento della vicenda si mantiene fedele nell'essenza al dettato della silloge poetica e del vissuto dell'uomo che la scrisse. Così Alberto, il protagonista della storia narrata in Filosofia dell'urgenza (mai titolo fu più indovinato!) manifesta il suo stato d'animo dopo la prima lettura delle poesie: "... la gioia solo apparentemente infantile che coglieva in quei versi, gli dava un fortissimo senso di speranza, anche se non capiva esattamente quale ne fosse il motivo. Inoltre gli sembrava di comprendere quei versi con una partecipazione attiva che lo aveva letteralmente stordito. Non si stupì più di tanto quando si mise a conversare, oddio, conversare, a monologare, con il defunto poeta, come se questi lo poetesse sentire. E durante quel dialogo Alberto pensò seriamente che il poeta, lo stesse ascoltando..." (p. 11).
Ma attenzione: non vi è nulla di esoterico nel romanzo che narra bene e in profondità il quotidiano dei diversi protagonisti (vi si indovina la lezione di alcuni giallisti scandinavi contemporanei, con la loro narrazione della quiete e banalità del quotidiano di contro alla tragicità o all'eccezionalità di alcuni eventi). Vi è, invece, netta e ben definita la capacità di lettura attenta e non superficiale e, sicuramente, anche la manifestazione dell'incontro di personalità ugualmente e diversamente speciali, vissute su versanti diversi del tempo che ad ognuno di noi è concesso.
© Eleonora Bellini