domenica 10 febbraio 2013

Nota di Alfredo Luzi alla raccolta poetica "Un amore senile ed altre spezie"

“L’erotismo è la conferma della vita dentro la morte”
( Georges Bataille, La letteratura e il male)

Un amore senile e altre spezie è un ritratto in versi (versi e immagine svolgono nella tensione espressiva di Ario, poeta e pittore, una funzione sinergica) di un uomo il cui bilancio esistenziale nel declinare dei suoi giorni e nell’incedere dell’ombra è vivificato dal miracolo di un ultimo amore, quasi insperato, capace di trasformare la senilità in un tempo felice di trepide attese.
Il titolo della raccolta è davvero una soglia dalla quale il lettore accede in un edificio poetico costruito sulla consapevolezza di vivere sul crinale di una esperienza in cui l’amore non è “german di giovinezza”, ma una “spezia” che dà sapore al tempo della vecchiaia biologica, che riscatta con il suo turbinio di sensazioni l’inesorabile legge del dispendio e della fine. C’è come una circolarità tematica che congiunge la prima opera poetica di Ariodante, pubblicata nel 1987, De l’amour, e questo Amore senile, un desiderio di sconfiggere Crono ingrediente con il mito dell’eterno ritorno.
Poesie queste ultime come rasserenate, dense, nonostante tutto, di utopia, diverse da quelle raccolte in Stato d’allerta, dove il segno vibrava di indignazione civile ed etica nei confronti di una società moderna disorientata nella sua perdita di valori, risucchiata in una permanente condizione di paura che domina la vita attuale, svuotata di senso, anche se verso la parte finale del volume la forza urticante della critica sociale torna a farsi sentire nel gioco del rovesciamento, del rapporto tra vita privata e vita collettiva, della polemica contro gli OGM e la globalizzazione, della deprivazione lessicale (emblematica la poesia Scontemplazione, un inno al ricorso della “mens contemplatoria”).
Eppure c’è qualcosa che lega questi testi ai precedenti: la procedura ermeneutica e gnoseologica che potrei definire semiotica dello sguardo. Il punto di  contatto tra io e mondo è per Ariodante sempre l’acquisizione visiva di oggetti, figure, paesaggi, treni, dipinti, epifanie sorte da opere letterarie, cinematografiche o teatrali. E’ tutta materia sottratta alla vita e dunque alla sua sorte di morte e salvata dalla forza emblematica, cioè avviluppante, sintetica, della parola poetica.
Attraverso la memoria  culturale di pagine baudelairiane e sveviane, come in Amitié amoureuse, Marianni assevera che “da uno sguardo può nascere un amore”, recupera una suggestione da Miller o da Sereni  (Uno sguardo dal ponte ) per focalizzare nella vena pulsante di un polso “il miracolo della vita”, tratteggia cromaticamente, con la forza iconica del pittore, i luoghi visitati (il lago d’Orta, Scario e il Golfo di Policastro, Shangai e i suoi quartieri) e li trasforma in spazi ritmati dal suo viaggio esistenziale, giungendo fino al punto di recuperare il tema stilnovistico del sorriso, parola-chiave presente in molte composizioni, come traccia amorosa e guida verso la felicità umana. [...]

L'intero intervento critico di Luzi si legge nel libro, uscito per i tipi di Book Editore nel 2008


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