Se in tutto questo
disordinato stupore
l’abbaglio proviene
dal pensiero
perché il fine che
insegue è “verità”
e troppo precisa
pretende la risposta,
quali domande daremo
al bambino,
quali incertezze e
dubbi e negazioni?
L’acqua e la roccia
sembrano accaparrarsi
tutta la dialettica
dell’essere: la lotta
riporta allo
sgabello, ogni apparente vittoria
ripropone la stessa
sequenza:
più, più verità, con
quel che segue…
Ed ecco, noi
riprendiamo il cammino
in mezzo ai ruderi
del labirinto, in cerca
di quel centro che
non esiste, lungo vie
da gran tempo
abolite, guidando il bimbo
per mano: per
quell’amore, per quell’amore
che ci consuma, che
già sappiamo inutile
sapienza, o forse
solo elusiva bellezza.
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