Questo blog si propone di essere un costante omaggio all'uomo, al poeta, all'artista. Viene riaperto a seguito della chiusura da parte di splinder del precedente blog "storico".
giovedì 20 ottobre 2022
martedì 18 ottobre 2022
Versi per Ario. Poesie finaliste: Poi fu solo l'alba di Stefano Peressini
(A mio padre)
L’ombra che tu scorgi adesso
del muro antico di roccia scura
è tutto quello che rimane.
Più non c’è proteso il ramo
sul colore vivido dell’erba,
il frullo del merlo spaventato.
Adesso ti parla quell’ombra
di tutto il tempo scivolato
nelle crepe della pietra,
segreto nascondiglio di ramarro.
Degli inverni con l’ardere dei fuochi
o delle sterpaglie bruciate a primavera,
dell’autunno quando il cielo s’impigriva
e sopra il fiume inerte galleggiava
qualche foglia di ciliegio selvatico.
Ora puoi guardare
le nuvole da tutti i lati
e accorgerti che il vento
con loro dipinge stracci di luce
addosso a un mondo bagnato.
E come il vento anche tu
puoi sottrarti al buio
di queste stanze chiuse
e scompigliare l’orda dei ricordi
imprigionati in quadri polverosi.
Tutto cambia e si rincorre
come una placida corrente
dentro un segno proiettato nel futuro,
nella memoria della luna.
Tutte le luci accese
in una notte di Carnevale
sfrigolavano sul velluto della sera.
Poi fu solo l’alba
e quella pioggia fredda,
smemorata.
Profonda e suggestiva lettera al padre, in cui la memoria e l'affetto disegnano paesaggi ricchi di vita e di sentimenti, tanto profondi quanto espressi in modo essenziale, quasi con pudore.
Versi per Ario. Poesie finaliste: Nel deliquio dell'impermanenza di Rosa di Martino
Nel
tempo
che s'inverte
e s'annulla
nel
deliquio
dell'impermanenza
una ninna nanna
ti canto,
la
stessa
che con la tua voce
cullava il mio sonno.
Con
frammenti di luce
rubati ai ricordi
intreccio le note
e il
fiato ritorna
nei gesti,
tra le mani
e i profumi
di
minuscoli attimi,
di secoli,
di giorni
passati
appuntati
all'eterno.
Pietra è il mondo
e noi
acqua che scorre.
Versi brevi, incastonati sul foglio, ora secchi, ora dolci, si snodano sicuri fino al finale che ricorda antiche sentenze sull'effimero della vita umana.
Versi per Ario. Poesie finaliste: Non tutto era miseria di Antonio Blunda
Cinque metri per tre, neon bianco, luce fredda.
Quasi tutto si spense.
Guardai la città, nel silenzio delle sei.
Nella controluce del pavimento mappe, a mio giudizio,
avrebbero dato lavoro ai cartografi.
Se ne stavano sulla linea di confine luoghi,
ed eserciti, e formicai.
L’umanità, nella sua esplicazione.
C’era l’ ingegneria di un ponte, un passaggio a livello,
un fumante camino, un orologio battente nella nebbia,
un rumore di scarpe, un bar aperto dalle cinque del mattino.
C’era il sonno, e l’abbandono del letto,
il suono amico dei bicchieri, la fame della stanchezza,
lo strano segno della malattia, la tosse profetica della morte leggera.
C’era la desolazione, e la densità, il sacrificio e il pensiero,
la speranza, prestata alle macchine.
Ovunque la traccia polverosa d’una pietra miliare
v’era a dire qualcosa. E quasi tutto si spense.
Non tutto stamani era miseria al mondo.
Dagli occhi allo stelo, dal creato alla ringhiera,
una voce indovina cantava nuda
l’abbandono delle proprie ossa nella stanchezza del mento.
Non tutto era cemento,
non tutto cinque metri per tre, neon bianco, luce fredda.
Una croce a cena era comparsa, prima, nella sera.
Persino Dio, che ritornava a casa.
Fu allora, che quasi tutto il dolore si spense,
poiché non tutto, era miseria al mondo.
Versi lunghi, dal tono narrativo, dipingono una città desolata e confusa, brulicante di dolore. Fino ai versi finali in cui il dolore si placa nella speranza.
Versi per Ario. Poesie finaliste: Ciò che il mondo dice di Antonella Alberghina
Il mondo dice
ciò che non ti aspetti
a volte solo
i tuoi difetti.
Altre ti urla
in faccia
lampi di odio
o ti dona alloro
e trofei d’oro.
Il mondo dice
ciò che vuoi
sentire
quando il fato
ti ha concesso
un buon destino.
Ti loda e ti esalta
oltremisura
tra plausi e fasti.
Quando invece
la sorte o la natura
fanno a gara
per cambiar fortuna
ti ritrovi nella terra
oscura di Ade o
nel deserto dell’oblio
a ripetere il tuo nome
all’infinito come
un’eco offerta
ai posteri
d’orecchio muti.
Versi sconsolati, amare sentenze in questa poesia che scorre veloce verso la conclusione, come torrente impetuoso.
Versi per Ario. Poesie segnalate: Riassunto toscano di Roberto Ripamonti
Quattro cipressi senesi,
posti come un perché
su un ondulato riassunto toscano
si ergono,
bruni e superbi,
in un’arca di colori
che s’infrange
alle pendici dei borghi
nel baio tramonto.
Versi per Ario. Poesie segnalate: A Dylan Thomas di Manrico Murzi
Si faccia alba l'aria e viva aurora!
Amico, figlio scherzoso del mare,
da dove sei, sott'acqua e lontano,
aiutami a togliermi di dosso
questo peso di tunica fenicia
che mi fa lunga ésca del dolore.
Sarò come nei tempi assieme corsi
libero sfogo di allegra gazzella
attenta agli occhi di un vago gabbiano
creduti contemplanti, ma cercanti
in giri d'elica il vivo del pesce.
Versi per Ario. Poesie segnalate: Voglio anch'io che casa mia di Valentina Ghelfi
Voglio anch’io che casa mia sia
un labirinto di libri
in cui accoglierti
Che per arrivare al letto
tu debba far lo slalom
e seguire il mio odore
per non perderti
Voglio anch’io in silenzio
guardarti da lontano
L’altro capo del letto
e tu con la paura
di starmi troppo così vicino
anch’io voglio
con le mie domande farti
venir voglia di scappare
E voglio anch’io sentire
il guinzaglio che mi tira
correre su per le scale
cadere dirti
Ti prego apri la porta
La verità vera del mio cuore
dei sogni e delle orecchie ai libri
ami sul tempo per questa
enorme quantistica distanza
E voglio anch’io sapere
che il mio viso ha casa
nelle tue mani
Versi per Ario. Poesie segnalate: Messaggio in bottiglia di Americo Ceccucci
Strani i silenzi tra noi:
non vuoti ma pieni.
Son discorsi lievi
taciuti per non sprecarli.
Parole mute, silenti e sottili.
Sono stati febbrili
nella malattia di noi.
Tutto sospeso,
tutto pacato.
Un volo a mezz’aria,
un atterraggio planato.
Ma planare dove se spazio non c’era,
né spazio, né tempo, nessuna bandiera
a segnare il confine.
Era un momento senza fine.
Ti ho voluto in un attimo eterno.
Avrei voluto…
Guardarti negli occhi,
toccarti la mano,
dolcemente amarti baciandoti piano.
Tutto chiedeva d’esser vissuto
nel freddo di Roma,
in un giorno perduto.
Versi per Ario. Poesie segnalate: Leggere poesia di Diego Baldassarre
Il baratto: forma antica di commercio
Così ci siamo scambiati
i libri con dedica
Leggo
In divieto di sosta
con due gomme sul marciapiede attendo
che mia figlia termini il campo estivo
Leggo
Manifesti elettorali sul muro
inneggiano all’odio razziale: uno schifo
di supremazia ignorante
Leggo
Il commerciante orientale maledice
la signora col cagnetto
che non ha raccolto le feci dell’amore suo
Leggo
Un Suv suona il clacson:
vuole che mi sposti perché non passa
Avanzo di un poco imprecando
Leggo
O almeno ci provo
Dopo tre poesie sono già stanco:
non sono i versi ma la vita che tedia
L'onnipresenza dei libri e della lettura nei brevi ritagli di tempo libero del quotidiano costituiscono il tema di questa poesia in cui la parola "leggo" scandisce i versi fino alla rassegnata, malinconica, conclusione.
lunedì 17 ottobre 2022
Versi per Ario. Le poesie vincitrici: Stanotte di Vanni Pierini
Stanotte ho veduto
la mia morte improvvisa:
me ne sto seduto
in cucina, assorto, e
un secondo dopo
sono morto.
Non c’è stile
o racconto, non c’è, pronto,
uno straccio di senso;
c’è il mio denso silenzio
un corpo inerte
una postura goffa
un profilo sghembo
e un lembo di stoffa bianca
della tovaglia
sulle ginocchia aperte.
Non sento più nulla, non vedo
mia moglie che, stanca,
si chiede come reagire;
se deve o no pulire
la stanza, se farlo
per il mio decoro
o per loro, quelli
che mi vedranno morto
accanto ai fornelli.
Lei avrà uno schianto
al cuore e un moto
interiore di riso
per la scena;
poi, dopocena
la cullerà un pianto buono,
di nostalgia e perdono.
Lo stesso sarà per me, amore,
anche se non avrò più
un cuore dove salvare
riso dolore ricordi…
Basta, s’è fatto tardi,
esco; oggi è più fresco,
mi pare.
Meglio andare.
Versi per Ario. Le poesie vincitrici: Caro Ariodante, di Mariagrazia Pelaia
Caro Ariodante
ci siamo incrociati
(a nostra insaputa)
sulle pagine di una raccolta
per esordienti – “Poesia Novanta” –
tu nella sezione poeti maturi
che ci tenevano a battesimo –
io nella sezione poeti pulcini – con piumaggi arruffati –
appiedati uccelli
estinti dodo.
Quel libro l’ho skippato
per protesta all’acquisto senza sconto
imposto dal Ventaglio.
E anni dopo,
quando ti ho scoperto
e aperto gli occhi
sotto uno dei tuoi quadri,
scorrendo online l’indice del tomo
è saltato fuori il tuo nome.
Ho cercato quel libro
ovunque nella bibliosfera
convinta che lì mi attendesse
un tuo importante messaggio.
Ma la bibliotecaria
mi informa che il libro agognato
è stato cestinato per usura:
il costo del restauro sfora il budget!
Ma la sorte benigna
ha realizzato il sogno impossibile!
Leggo e rileggo sullo scan
la confessione della crisi
scatenata da una semplice
richiesta di cv a un poeta
da parte di una giovane studiosa straniera
che lo invita per una lettura.
“Visse povero e ignoto”
contemporaneo a una sfilza di geni.
Per riaversi dal colpo
ecco il “narcisetto”
nudo in spiaggia a “noverar le stelle”!
Sorrido e penso
a Scrivere un curriculum
di Wisława Szymborska.
Anche lì, il profilo di una persona
si riduce alla punta di un iceberg,
a un’ombra senza essenza
su un foglietto di carta
che finirà triturato al macero.
Quando l’ironia si fa poesia
fiorisce in noi
un sorriso antiossidante.
Gradita palingesi…
24/6/2022
Versi per Ario. Le poesie vincitrici: Cerch da non morì di Maria Lenti
Cerch da non morì ancora
cortell e velen i tengh lontan
perché me voj ben
voj ben ma le mi man
che stringhen el bichier la forcina
tremen puliscne se movne
fan qualca caressa
han le unghie ch’ creschen
mettne tel nas j’ochial per leggia e scriva
Cerco di non morire
Cerco di non morire ancora / coltelli e veleni li tengo lontani / perché mi voglio bene / voglio bene alle mie mani / che stringono il bicchiere la forchetta / tremano puliscono si muovono / fanno qualche carezza / hanno le unghie che crescono / mettono sul naso gli occhiali per leggere e scrivere
(Ispirata alla poesia “Non morire” di Agota Kristof, in Chiodi, traduzioni di Vera Gheno e Fabio Pusterla. Postfazione di Fabio Pusterla, Casagrande 2018).
Pur dichiaratamente ispirati ai versi di Agota Kristof, questi di Maria Lenti mostrano una loro autonoma e robusta freschezza che va ben al di là dell’originale. Come la grande Wislawa Szymborska, l’autrice sa trarre dalla quotidianità più umile motivi di profonda riflessione sulla condizione umana. L'uso del dialetto urbinate rafforza il senso di radicamento nel mondo, di saggezza e di legame con la vita di questa poesia.
mercoledì 12 ottobre 2022
Versi per Ario. Verbale della giuria.
La giuria, composta da Eleonora Bellini, Michelangelo Di Cerbo, Giulio Martinoli, Royston Vince, dopo avere attentamente esaminato tutte le poesie precedentemente inviate a ciascun giurato, nel suo primo incontro ha stilato il seguente elenco di finalisti:
Antonella Alberghina, Diego Baldassarre, Antonio Blunda, Americo Ceccucci, Rosa Di Martino, Valentina Ghelfi, Maria Lenti, Manrico Murzi, Mariagrazia Pelaia, Stefano Peressini, Vanni Pierini, Roberto Ripamonti.
In seguito a un successivo, approfondito esame dei testi, la giuria ha formulato all'unanimità la seguente graduatoria:
Vincitori a pari merito:
Maria Lenti per la poesia Cerch da non morì.
Pur dichiaratamente ispirati ai versi di altri poeti, questi di Maria Lenti mostrano una loro autonoma e robusta freschezza che va ben al di là dell’originale. Come la grande Wislawa Szymborska, l’autrice sa trarre dalla quotidianità più umile motivi di profonda riflessione sulla condizione umana.
Mariagrazia Pelaia per la poesia Caro Ariodante.
Il ricordo di un incontro con Ariodante Marianni, avvenuto sulle pagine dell'antologia dedicata a un lontano evento poetico, si fa verso e poesia al confine fra memoria e citazione, fra saggezza e ironia. Nel finale l'amara consapevolezza dell'effimero dell'esistenza si stempera in "gradita palingenesi".
Vanni Pierini con la poesia Stanotte.
Illusione o sogno che sia, questa notte il poeta ha visto la sua propria morte coglierlo improvvisa accanto ai fornelli, in un gesto privato e senza storia, forse stanco. Interrogativi nient'affatto aulici seguono in versi distillati e limpidi, in cui si colgono l'incedere dell'urgenza e lo spazio della pietà, prima del pianto.
Segnalati: Diego Baldassarre (Leggere poesia), Americo Ceccucci (Messaggio in bottiglia), Valentina Ghelfi (Voglio anch'io che casa mia), Manrico Murzi (A Dylan Thomas), Roberto Ripamonti (Riassunto toscano).
Finalisti: Antonella Alberghina (Ciò che il mondo dice), Antonio Blunda (Non tutto era miseria), Rosa Di Martino (Nel deliquio dell'impermanenza), Stefano Peressini (Poi fu solo l'alba).
Tutti i lavori della giuria si sono svolti in modalità a distanza.
Borgo Ticino, 12 ottobre 2022